Eccoci qui con una nuova intervista
Abbiamo raggiungo i “BLIND RIDE” Band Alternative rock/post hardcore di Campobasso.
Ciao ragazzi è un piacere avervi qui su bandtop, ci raccontate la vostra storia?
La nostra storia è quella di qualsiasi gruppo di amici che decidono di combattere il piattume della provincia attraverso qualcosa che esca fuori dall’ordinario, e in qualche modo portare all’esterno della nostra realtà una testimonianza di noi stessi. Il nome viene dal soprannome di uno skater non vedente che appunto è “The Blind Rider”. Dato che oltre ad ammirare la sua forza di volontà, e quindi volerla tributare, il concetto di una corsa verso l’ignoto è qualcosa che ci siamo subito sentiti sulla pelle e che abbiamo pensato potesse rispecchiare anche la nostra idea di musica.
Non abbiamo mai parlato esplicitamente di un genere da seguire ma tutto è successo in maniera spontanea seguendo il principio che come dicevamo è legato al nostro nome. Volendo fare una riflessione crediamo che quello che suoniamo sia una proiezione di noi stessi e siccome in noi convive una varietà di emozioni, interessi, visioni, esperienze e ricordi, pensiamo che poter attingere da più fonti stilistiche, conoscere più parole possibili, sia un modo per poterci esprimere al meglio.
Attualmente siamo un trio (Marco/voce e chitarra, Piergiorgio/Basso, Angelo/batteria) e anche in passato lo siamo sempre stati. L’unico cambio di formazione c’è stato un paio di anni fa quando come bassista è subentrato Piergiorgio al posto di Giulio.
Quali sono le tematiche dei vostri brani? Che messaggio volete dare?
Come dicevamo riguardo alla varietà di aspetti che intendiamo approfondire attraverso la musica, per le parole e le tematiche vale lo stesso. Infatti nelle canzoni ci ritroviamo ad affrontare un ampio ventaglio di argomenti che possono spaziare da tematiche politico/sociali/culturali fino a visioni più intime e riflessive. Per questo motivo non crediamo che il nostro progetto porti un unico messaggio ma piuttosto che ogni canzone ne contenga il proprio.
Paranoid-Critical Method è il vostro ultimo album, qual’è stato il processo produttivo? come è nato?
Il nostro ultimo album “PARANOID-CRITICAL METHOD” e stato composto interamente all’interno della nostra sala prove ed è basato per lo più da idee venute fuori da svariate jam session successivamente strutturate e diventate quindi canzoni. Il disco l’abbiamo registrato a Bologna dall’amico Roberto Rettura, che si è occupato anche del mix. Per una questione di coerenza con l’origine dei pezzi abbiamo deciso di registrarlo quasi interamente in presa diretta, infatti per un solo pezzo non abbiamo adottato questo metodo. Questa scelta è stata fatta anche per essere più genuini e veri possibili, e per poter restituire nei live una resa più fedele possibile al disco.
Chi è il songwriter della band?
Possiamo dire con certezza che non esiste! Ognuno di noi offre un contributo al processo creativo quindi il songwriter è una figura che nel nostro progetto è collettiva.
Quanto è importante ancora oggi essere supportati da un’etichetta discografica?
L’importanza di avere un’etichetta riguarda soprattutto la possibilità di acquisire il know how, conoscere la discografia e evitare di fare troppi errori attraverso il confronto. Questo è il motivo per cui è importante essere supportati da chi ha più esperienza nel settore, e per questo ringraziamo sia Overdub che Stock-a per averci iniziato a questo tortuoso percorso.
Progetti per il futuro?
Una risposta banale ma non per questo non sincera e appassionata: suonare dal vivo il più possibile e registrare più musica possibile.
Un pensiero sulla situazione musicale attuale?
Una domanda che richiederebbe interi saggi per essere risposta per bene. Volendo fare una sintesi estrema in Italia quello che è tangibile è che si fatica ad essere artisti per una varietà di motivazioni che davvero è impossibile elencare in un’intervista. Potrebbero esserci realtà musicali di peso internazionale se nella discografia mainstream si avesse più coraggio di osare. Conosciamo bene il rischio dell’incertezza legato a questo ambito, ma è anche vero che se alla musica “rischiosa” non viene dato spazio non potremmo mai sapere come potrebbe essere recepita. Chiaramente non è solo responsabilità delle etichette, infatti è sicuramente necessaria una una rivoluzione dei mezzi di comunicazione tradizionali e una più diffusa consapevolezza del valore della musica nei luoghi dove questa è data per scontata. Con questi ed altri interventi, il nostro paese non avrebbe nulla da invidiare ad altri paesi internazionalmente più rilevanti per la musica popolare.
Ringrazio i BLIND RIDE E OVERDUB RECORDING per il tempo dedicatoci.